Il Simbolo del Cammino di Santa Giulia

Un segno longobardo di provenienza lucchese

Ma perché la colomba è il simbolo scelto per identificare il Cammino di Santa Giulia?

Perché è un antico segno longobardo di origine lucchese che unisce storia, fede e tradizione. Un simbolo che lega le città dove il culto di Santa Giulia si è tramandato nei secoli: Lucca, Brescia e Livorno.


Le origini longobarde del culto di Santa Giulia

In Tuscia avvenne la prima diffusione del culto di Santa Giulia. A Lucca, la Chiesa di Santa Giulia – gioiello romanico con influssi gotici – testimonia ancora oggi la forza di questa devozione, insieme ai reperti longobardi conservati presso il Museo Nazionale di Villa Guinigi.

Il documento più antico che ne menziona l’esistenza risale all’anno 899, ma la fondazione è certamente più antica. Lo dimostra una ricca sepoltura longobarda, rinvenuta nel febbraio 1859 durante lavori pubblici tra via Sant’Anastasio e piazza del Suffragio, in un’area prossima alla chiesa di Santa Giulia.

La tomba, databile al VII secolo (640–660 d.C.), era collocata in posizione privilegiata, nell’angolo meridionale della facciata della chiesa.

La sepoltura longobarda di Santa Giulia a Lucca

Il ritrovamento, di straordinario valore simbolico e storico per il Cammino di Santa Giulia, comprendeva:

  • cinque crocette auree;
  • guarnizioni in oro di una cintura multipla per la sospensione delle armi;
  • resti metallici di uno scudo da parata;
  • una croce pettorale enkolpion (porta reliquie) in oro, originariamente impreziosita da pietre;
  • un coltello e uno scramasax, tipici dell’aristocrazia longobarda.

La croce, dotata di cavità centrale, poteva custodire una reliquia. Lo scudo da parata, pregevole manufatto ligneo finemente decorato, rappresenta un unicum per la sua ricchezza iconografica.

Le applique in bronzo raffigurano motivi di chiara matrice paleocristiana: il cantharos tra pavoni e la scena di Daniele tra i leoni. Al centro dell’umbone, una lamina dorata riporta un’iscrizione tratta dal Salmo 70:

“…AD A[D]IVVANDUM…”, ossia [Domine] ad adiuvandum me festina: le parole che ancora oggi aprono le Ore del Divino Ufficio (Deus in adiutorium meum intende, Domine ad adiuvandum me festina).

Il reperto, oggi noto e studiato in sede accademica dall’Istituto Storico Lucchese, costituisce una delle testimonianze più significative della presenza longobarda a Lucca.

Un Vir Magnificus a Santa Giulia

Secondo Stefano Cervo, autore dello studio Il Vir Magnificus di Santa Giulia a Lucca, è verosimile che l’anonimo longobardo di Lucca sia stato seppellito in connessione con una chiesa privata (eigenkirche), fondata in relazione all’arrivo delle reliquie di Santa Giulia in città.

Si tratterebbe di una azione evergetica di una potente famiglia aristocratica, che si ispira al modello della dinastia regnante longobarda e all’influenza di Bisanzio, intesa come esempio di monarchia cattolica.

La sua sfera d’azione era rivolta a Pavia, dove si stava elaborando una nuova concezione di sovranità longobarda, sotto l’influenza di importanti personaggi di corte. Questa prospettiva colloca la sepoltura nel cuore delle dinamiche politiche e religiose dell’epoca, rendendola particolarmente significativa anche per il racconto del Cammino di Santa Giulia.

Il guerriero appiedato: simbolo del Cammino di Santa Giulia

Le applique in bronzo dello scudo da parata presentano un articolato programma simbolico:

  • cinque teste di cavallo (tre con il muso verso sinistra, due con il muso verso destra), disposte a coppie affrontate a guarnizione della calotta dell’umbone;
  • una coppia di pavoni speculari, con al centro un cantharos, che richiamano il mistero eucaristico, la risurrezione e la vita eterna;
  • una coppia di leoni speculari, disposti ai lati di un guerriero appiedato, tradizionalmente interpretato come Daniele tra i leoni.

L’appartenenza dell’inumato alle alte sfere della società longobarda conferisce al messaggio simbolico una forte portata sociale e politica. La dimensione religiosa è evidente: l’iconografia rivela l’esistenza di correnti ideologiche alle quali le élites aderiscono, promuovendo nuovi culti, reliquie e forme di devozione.

Tra le raffigurazioni spicca la lamina del guerriero appiedato, contrapposto tra due leoni. È vestito con una lunga lorica e stivali, armato di scudo al braccio sinistro e scramasax, ma nella mano destra non impugna un’arma: tiene una pertica con croce astile sormontata da una colomba, al posto della tradizionale alabarda.

È la figura di un guerriero che, anziché mostrare la forza delle armi, espone un simbolo cristiano. La colomba, richiamando lo Spirito Santo, l’amore e l’anima che sale in cielo a godere la pace eterna, diventa così un segno potente e profondamente evangelico.

Dalla simbologia longobarda alla devozione cristiana

Questa immagine del guerriero con la colomba si sovrappone idealmente alla rappresentazione iconografica di Santa Giulia.

A Brescia, nel capitello del XII secolo proveniente dalla cripta della Chiesa e Museo di San Salvatore e Santa Giulia, la santa è raffigurata nel momento del martirio, crocifissa e sormontata da una colomba. Si tratta di un pregevole e raro manufatto di scuola antelamica, realizzato in una bottega di alto livello per volontà di una committenza colta e raffinata.

La chiesa di San Salvatore, costruita presumibilmente attorno al 762 d.C. per accogliere le reliquie della martire cartaginese Giulia, giunte a Brescia dall’isola di Gorgona, venne poi ampliata nel XII secolo. La croce e la colomba caratterizzano la raffigurazione della santa crocifissa, sottolineando il legame tra passione, martirio e gloria celeste.

Un analogo richiamo simbolico lo ritroviamo a Livorno, presso il Museo dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di Santa Giulia. Nella pala d’altare del Maestro di San Torpè (Santa Giulia e scene del martirio, sec. XIV, terzo decennio), la scena della crocifissione richiama ancora una volta la simbologia della colomba, segno di presenza divina e di speranza.

La colomba: simbolo ponte tra longobardi, culto e fede

Lungo questo suggestivo filo d’unione iconografico, possiamo seguire il flusso dei collegamenti che portano al simbolo del Cammino di Santa Giulia:

  • il ritrovamento longobardo della lamina del guerriero appiedato a Lucca;
  • la rappresentazione del martirio di Santa Giulia nel capitello di Brescia, proveniente dalla cripta della Chiesa di San Salvatore;
  • la pala d’altare del Maestro di San Torpè a Livorno.

Il tratto grafico della colomba, nato in una pregiata manifattura longobarda, diviene così il simbolo dell’unione tra storia, fede e territori. Un segno che collega la storia dei longobardi, le città rappresentative del culto – Lucca, Brescia e Livorno – e il Cammino evocativo della traslazione delle reliquie di Santa Giulia.


Bibliografia essenziale

  • Arrighi G. 1961, Una scoperta archeologica a Lucca un secolo fa, «Lucca. Rassegna del Comune», V, 1, pp. 15–18.
  • Ciampoltrini G. 2011, La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico.
  • Cervo S. 2015, Il Vir Magnificus di Santa Giulia a Lucca, Istituto Storico Lucchese – «Actum Luce», anno XLIV, nn. 1–2, pp. 77–108.

Per approfondimenti sul culto e la storia di Santa Giulia, si rimanda alla Diocesi di LivornoArciconfraternita del S.S. Sacramento e S. Giulia al Comune di Livorno, che promuove annualmente la Festa Patronale di Santa Giulia.

📜 Focus Storico – Il “Vir Magnificus” di Santa Giulia

Il simbolo della colomba longobarda che identifica oggi il Cammino di Santa Giulia trova una delle sue più antiche attestazioni nella sepoltura lucchese descritta da
Stefano Cervo nello studio “Il Vir Magnificus di Santa Giulia a Lucca”.

L’autore analizza il contesto archeologico e storico della tomba, collegando la figura del guerriero appiedato al processo di cristianizzazione delle élite longobarde e alla diffusione del culto di Santa Giulia nel VII secolo.

Questo saggio, pubblicato dall’Istituto Storico Lucchese sulla rivista Actum Luce (anno XLIV, 2015), rappresenta un riferimento fondamentale per comprendere le radici culturali e simboliche del nostro Cammino.

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Autore

  • Carlo Picchietti

    “La libertà dell'uomo è definitiva ed immediata se così egli vuole; essa non dipende da vittorie esterne ma interne.”
    Paramahansa Yogananda