Il Culto di Santa Giulia a Buti

di Franco Lari

tratto dal libro

Storia di Buti dalle origini al 1940 

Tra i vari santi onorati nella terra di Buti, da secoli esiste il culto di
Santa Giulia.

Fino agli anni 1950/60, venivano effettuate le Rogazioni, processioni mattutine con benedizione delle campagne ed una di queste giungeva alla località Santa Giulia.

L’itinerario di questa rogazione è stato da me raccolto con una intervista alla Sig.ra Petrognani Eda, nativa della zona di Castel di Nocco: “La rogazione negli anni 50 arrivava dalla Chiesa pievania in Castel di Nocco, prendeva l’unica strada per Sant’Agata.(1) Giunta all’ultima casa dell’abitato, sostava ad un olivo, dove vi era un tavolo con un quadro di sant’Agata; l’olivo era per questo evento detto l’olivo benedetto, venivano fatte le preghiere di rito e poi la processione proseguiva scendendo verso la località Santa Giulia, poco distante, dove veniva effettuato lo stesso rituale. Poi la rogazione ritornava alla Chiesa parrocchiale.”

Quindi le stazioni della rogazione era due, una dedicata a sant’Agata e la seconda dedicata a santa Giulia.

In località Santa Giulia esiste ancora oggi una piccola edicola dedicata alla santa. Nello stesso luogo sorgeva una chiesa (o cappella) dedicata a santa Giulia. Questa chiesa è riportata dal Boncinelli quando, nel 1886, dopo aver effettuato l’elenco delle chiese subordinate alla Pieve di Buti afferma…

“queste chiese alle quali è da aggiungere Santa Giulia, non contemplata nel suddetto catalogo, erano sparse per i dintorni, tutti montuosi di Buti”.(2)

L’autore continua…

“esisteva pure una chiesa di Santa Giulia nel luogo ora denominato il Poggio, ove l’odierno proprietario Ferdinando Filippi in sua memoria ha costruito un tempietto”.(3)

Boncinelli acquisisce queste notizie da Ciro Belloni Filippi (4); figlio adottivo di Filippi Ferdinando (5) e proprietario del terreno ove fu costruita l’edicola di Santa Giulia. (6)

L’esistenza della chiesa di Santa Giulia a Buti è certificata dalla visita
pastorale effettuata dal 10 al 12 aprile 1780 nella quale, tra gli obblighi previsti per la Chiesa di Santa Maria di Panicale, si legge

“Ex Regesto Onerum, vulgo Campione degl’obblighi = Ecclesiarum Pisanae Dioecesis pag. 245 habetur, quod Ven Universitas Capellanorum Beneficiatorum Primatialis Ecclesiae Pisana, cui unita, et adsignata fuerunt Bona et Redditus Ecclesiarum S. Laurentii, et S. Juliae de Cintoja, tenetur celebrare facere quotannis in perpetuum in hoc Oratorio in Festo D. Laurentii Missas duas lectas…

Item in Festa S. Juliae, et die seguenti tenetur celebrare facere duas
missas lectas…”(7)

Ho trovato il sopraindicato Campione degli obblighi che riporta, questa volta in italiano

“I Cappellani del Duomo di Pisa, all’Università dei quali e‘ stata unita
la Chiesa di S. Lorenzo in Cintoia e di S. Giulia sono tenuti ogni anno
far celebrare la festa di S. Lorenzo Martire con due messe e nel giorno seguente altre due messe ed in simile per la festa di S. Giulia”.(8) 

Tutto ciò dimostra non solo l’esistenza della chiesa di Santa Giulia
a Buti, ma testimonia che era una chiesa ricca, dotata di beni e rendite (Bana et Redditus).

Una importante scoperta è avvenuta durante il restauro dell’affresco posto nell’abside della chiesa di S, Maria di Panicale.

L’affresco, che era nascosto da un velo di calce, riportato alla luce nel mese di maggio 2016, ha svelato, oltre la Madonna, quattro figure di santi tra cui; san Pietro con le chiavi, san Lorenzo con la graticola, un santo vescovo martire ed una santa martire. Gli stessi santi rappresentano visivamente il culto ad essi dedicato e collegato con l’obbligo di celebrare sante messe nelle stesse festività di san Pietro, san Donato, san Lorenzo e santa Giulia. (8)

Una ricerca presso l’Archivio di Stato di Pisa ha individuato in un registro di estimi del 1428 la menzione di un “uliveto posto… in luogo S. Iulia. (9)

 

Un pò di storia della santa

di Franco Lari

tratto dal libro

Storia di Buti dalle origini al 1940 

Il testo agiografico racconta che santa Giulia, proveniente da Cartagine, fu martirizzata in Corsica, poi deposta dai frati della Gorgona nella loro isola. (La Passione)

Il corpo della Santa fu traslato nell’anno 762 da Desiderio, ultimo re dei Longobardi, e dalla Regina Ansa, con solennissima pompa, a Brescia.(10) (Longobardi)

Partiamo da alcuni punti fondamentali:

La traslazione della Santa avvenne nel 762. (11)

La traslazione partì dalla Gorgona ed arrivò a Brescia. (12)

In Lucca prima della traslazione esisteva il culto della Santa. (13)

Per effettuare la traslazione prima di tutto occorreva attraversare il mare e giungere ad un porto.

I porti più vicini ed attrezzati erano Porto Pisano, o Luni. (14)

Da Porto Pisano, per proseguire per Brescia vi erano due alternative: o passare per Pisa oppure la strada più breve era raggiungere Lucca attraversando l’Arno con le barche (15) e proseguendo per la via Butese passando per la Verruca, Cintoia, Sesto, Lucca.

Quello che comunque è certo, è che a Buti, il culto di santa Giulia è antichissimo e continuato per tanti secoli, come testimoniato dalle rogazioni di san Marco del 25 aprile, che pur avendo modificato nei
secoli il loro percorso sono perdurate fino ai giorni nostri.

La rogazione che interessava Santa Giulia era la rogazione di S.
Marco effettuata il 25 aprile, festa di S. Marco.

La rogazione più antica che conosciamo è riportata dal Valdiserra ed è la descrizione del percorso della rogazione di San Marco del 25 Aprile 1671 fatta dal Pievano Giovanni Cioni.

La processione aveva inizio dalla Chiesa Pievania di S. Giovanni Battista in Buti e attraverso Cala di Mezzo e via S. Francesco si portava alla Chiesa della Madonna del Carmine (S. Francesco) da qui per via Piana, Gavigli, San Sebastiano, la Via di Tre Croci, Badia di S. Stefano in Cintoia dove effettuava una breve sosta. Poi, attraversando vigneti e boschi si portava al “Calmo di S. Marco” sede della scomparsa chiesa. Il ritorno avveniva per la “Via di Lucca” fino “alle cascina” dove sorgeva l’Oratorio di S. Cristina, si proseguiva fino al ponte del Fosso da dove per “Via di Costa” si raggiungeva “La Veletta”, quindi aggirando il “Monte d’oro” ci si portava a S. Giulia nel poggio ed a Castel di Nocco dove venivafatta un’ultima sosta nella Chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo. Da qui si scendeva su Buti per rientrare alla Chiesa Pievania ove terminava la rogazione. (16)

Con Gianni Bergamaschi abbiamo effettuato una ricerca del docu-
mento nell’archivio Parrocchiale di Buti. Abbiamo trovato lo scritto del Pievano Cioni e in realtà la dicitura Santa Giulia nel Poggio non è riportata. Credo che il Valdiserra l’abbia aggiunta in quanto salendo da via di Costa a Castel di Nocco, il percorso dell unica strada deve passare obbligatoriamente davanti a “Santa Giulia nel Poggio” per poi arrivare in Castel dl Nocco.

La rogazione, che in realtà era lunghissima e doveva impegnare molte ore di cammino, fu modificata nel suo itinerario e nel 1886 viene descritta dal Boncinelli. (3)

Nel giorno di san Marco (25 aprile) la processione ritornando dalle Cascine giunta dinanzi al molino Ceccarelli si ferma, ed il clero stando voltato verso il monte del poggio recita alcune preci, appunto in memoria della Chiesa di Santa Giulia.

Quindi secondo quanto riportato dal Boncinelli nel 1886 esisteva ancora la rogazione di san Marco che al ritorno da Via di sopra Costa non andava più verso Monte d’Oro e Castel di Nocco ma proseguiva per Buti. Giunta davanti all’attuale Cimitero (dove esisteva il Molino Ceccarelli, successivamente trasformato in stabilimento della Ginori e denominato La Ceramica), veniva effettuata la sosta in memoria di santa Giulia.

Nel secolo successivo, come descritto da Parenti Luigina a pag. 37 del libro

C’era una volta Buti la rogazione in Castel di Nocco non si svolgeva piu per san Marco, ma nei tre giorni prima dell’Ascensione.

Dal Diario delle Feste e Funzioni che occorrono nella Pieve di Buti steso dall’allora pievano don Alessandro Morgantini nel 1912 e Dal
Regolamento delle festività che ricorrono nella Pievania di Buti redatto nel luglio 1960 dal pievano don Agostino Filippi apprendiamo meglio lo svolgimento delle rogazioni… secondo Giorno si va in processione… A San Bastiano… Terzo giorno rogazioni in Castel di Nocco.

Quindi dal 1912 la rogazione in Castel di Nocco veniva effettuata non più il 25 aprile ma prima dell’Ascensione. Le soste sono già state descritte nell’intervista alla sig.ra Eda Petrognani che ripetiamo

“La rogazione negli anni 50 arrivava dalla Chiesa pievania in Castel di Nocco, prendeva l’unica strada per Sant’Agata, giunta all’ultima casa dell’abitato, sostava ad un olivo, dove vi era un tavolo con un quadro di Sant’Agata; l’olivo era per questo evento detto L’olivo benedetto, venivano fatte le preghiere di rito e poi la processione proseguiva scendendo verso la località Santa Giulia, poco distante, dove veniva eflettuato lo stesso rituale. Poi la rògazione ritornava alla Chiesa parrocchiale”.

Recentemente, al fine di continuare in Buti il culto a S. Giulia, nel mese di settembre 2014 sono state realizzate due icone, una di S. Giulia e l’altra di S. Agata, volute dalla Contrada di S. Michele e che entrano a far parte del patrimonio della stessa chiesa di S. Michele in Castel di Nocco. Le icone sono state benedette dal Vescovo di Livorno Mons. Simone Giusti alla presenza dei cittadini e delle autorità civili ed ecclesiastiche di Buti.

(1) Trattasi del poggio denominato Monte D’oro, dove si trova la fortificazione indicata come Sant’Agata.

(2) EUGENIO BONCINELLI, Storia di Vico Auserissola e del suo distretto, 1886 a pag. 119.

(3) Ibidem, pag. 124

(4) Ibidem, pag. 141

(5) Ferdinando Filippi non avendo eredi adotta Ciro Belloni, il quale acquisisce il doppio cognome Belloni Filippi iniziando la dinastia dei Belloni Filippi, tra cui il figlio Belloni Filippi Ferdinando, orientalista. (nota 6)

(6) Si ringraziano i coniugi Ing. Gino Bernardini e Maria Profeti per le notizie fornite sulla casata Belloni Filippi.

(7) Archivio Diocesano di Pisa – Visite pastorali – Buti anno 1780.

(8) Archivio Diocesano di Pisa – Registro legati e obblighi pag. 245.

(9) GIANNI BERGAMASCHI, Da Cartagine alla Toscana a Brescia: i percorsi del culto di S. Giulia” estratto da La Via Francigena in Valdelsa – Centro Studi Romei anno 2009, pag. 218.

(10) GIANNI BERGAMASCHI – La vita di S. Giulia di Ottavio Rossi in Annali Queriniani X 2009 Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, pag. 46

(11) MARIA BETTELLI – GIANNI BERGAMASCHI – “Felix Gorgona…Felicior tamen Brixia” la traslazione di Santa Giulia – pag. 174

(12) Ibidem, pag. 158.

(13) GIANNI BERGAMASCHI – Da Cartagine alla Toscana a Brescia i percorsi del culto di Santa Giulia, pag. 216.

(14) Porto pisano si trovava dove oggi ci sono i quartieri nord di Livorno.

(15) I ponti sull’Arno erano probabilmente tre, uno a Pisa il secondo a Fucecchio, il terzo a Firenze, tuttavia l’Arno veniva traghettato con navicelli, condotti da “navalestri”, muniti di apposita licenza – L’Arno trent’anni dall’alluvione – Cassa di Risparmio di Pisa – pag.318.

(16) ENRICO VALDISERRA, Memorie di Buti, op. cit., pag. 135 nota IV